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L'opera che Tanucci, ministro di Carlo III e di Ferdinando IV, svolse nel Regno di Napoli, nel tentativo di eliminare ingiustizie sociali e usurpazioni baronali in terre da poco emancipate, fu incessante, ma insufficiente, perché egli era un riformatore d'antico regime, restio a promuovere riassetti radicali del sistema, e perché la sua fedeltà alla famiglia borbonica lo rendeva inviso a Maria Carolina, desiderosa di diverse alleanze. Intanto, a Napoli si andava affermando un movimento culturale che, nato dall'insegnamento di Genovesi, tenne impegnati in una feconda attività di pensiero economisti e giuristi, sensibili al richiamo delle dottrine illuministiche e interessati al riscatto delle degradate province meridionali. E fu la formazione di questa "scuola" che rese possibile una più matura valutazione dei problemi, da cui nacquero, favorite dalla congiuntura internazionale, la congiura del 1794 e la rivoluzione del 1799.